< Giobbe 31

Listen to this chapter • 3 min
[1] "Io avevo imposto ai miei occhi di non guardare con passione le ragazze.
[2] Ma che cosa mi riserva Dio che sta in alto? L' Onnipotente che abita luoghi altissimi che cosa mi dà?
[3] Agli ingiusti egli manda disgrazie, riserva disastri per i malvagi.
[4] Dio vede tutte le mie azioni, conta ogni mio passo.
[5] Sono stato sincero nelle mie azioni, non ho mai commesso imbrogli.
[6] Desidero essere pesato con una bilancia giusta e Dio vedrà la mia onestà.
[7] Se ho abbandonato la retta via, se ho desiderato quello che vedevo, se mi sono macchiato le mani,
[8] allora che io semini e un altro ne mangi i frutti, che i miei raccolti siano devastati.
[9] Se ho desiderato la donna di un altro e mi sono appostato alla sua porta,
[10] allora che mia moglie serva un altro e diventi la donna di tutti.
[11] Infatti avrei commesso un' infamia, un delitto per qualsiasi giudice;
[12] avrei attizzato un fuoco distruttore in tutte le mie proprietà.
[13] Se avessi rifiutato il diritto del mio servo o della mia serva quando hanno reclamato contro di me,
[14] niente potrei fare quando Dio mi giudicherà, non saprei rispondergli quando me ne chiederà conto.
[15] Dio ha fatto sia me sia il mio servo, egli ci ha formati nel grembo materno.
[16] Io non mi sono tenuto il pane dei poveri, né ho fatto piangere le vedove;
[17] non ho mangiato il mio pane da solo, ma l' ho diviso con l' orfano,
[18] e sin da giovane gli ho fatto da padre, l' ho guidato sin da quand' ero ragazzo.
[19] Quando ho visto un povero senza vestito o qualcuno tremare di freddo,
[20] l' ho ricoperto con la lana delle mie pecore, ed egli mi ha ringraziato di cuore.
[21] Anche se i giudici erano miei amici, non ho mai oppresso l' orfano.
[22] Mi si stacchino le braccia se non è così; che io rimanga mutilato.
[23] Io ho sempre temuto la punizione di Dio e non mi sono mai opposto alla sua potenza.
[24] Non ho mai riposto fiducia nel mio oro, l' oro fino non mi ha dato sicurezza.
[25] Non sono stato orgoglioso delle mie ricchezze, di quello che sono riuscito a guadagnare.
[26] La vista del sole splendente o l' avanzare maestoso della luna
[27] non mi hanno tentato. Non ho mai adorato gli astri.
[28] Qualsiasi giudice avrebbe condannato anche questa azione, perché non sarei stato fedele al Dio altissimo.
[29] Non mi sono rallegrato per la disgrazia del mio nemico, la sua rovina non mi ha mai procurato piacere.
[30] Non ho mai commesso il peccato di chieder la morte del mio nemico.
[31] Ho dato da mangiare carne ai forestieri, i miei servi ne sono testimoni.
[32] La mia casa è stata aperta ai viandanti, nessuno di loro ha passato la notte per la strada.
[33] Io non ho cercato di mascherare le mie colpe, come fanno tanti altri,
[34] per poi temere le folle, avere paura delle critiche del vicinato e rimanermene a casa in silenzio.
[35] Chi mi darà ascolto? Io ho finito. Mi risponda l' Onnipotente; il mio nemico scriva le sue accuse in un rotolo.
[36] Io lo porterei con orgoglio sulle spalle, o sulla testa come una corona,
[37] così gli potrei rendere conto di ogni mia azione, e mi presenterei a lui come un principe.
[38] Se la mia terra gridasse e i suoi solchi piangessero per colpa mia,
[39] perché ne ho mangiato i frutti senza pagare e fatto morire il suo primo proprietario:
[40] allora spuntino rovi invece di grano, al posto dell' orzo nascano spine". Qui finiscono i discorsi di Giobbe.