< Atti 23

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[1] Paolo fissò lo sguardo su di loro e disse: "Fratelli, fino ad oggi io ho servito Dio e la mia coscienza è perfettamente tranquilla".
[2] Il sommo sacerdote Anania comandò a quelli che stavano vicino a Paolo di colpirlo sulla bocca.
[3] Paolo allora disse: "Dio colpirà te, specie di muro imbiancato. Proprio tu che siedi lì per giudicarmi secondo la legge, contro la legge comandi di percuotermi?".
[4] I presenti fecero notare a Paolo: - Ma tu stai insultando il sommo sacerdote di Dio!
[5] Allora Paolo disse: - Fratelli, io non sapevo che egli fosse il sommo sacerdote. Infatti nella Bibbia sta scritto: Non maledire il capo del tuo popolo.
[6] Paolo sapeva che i membri del tribunale ebraico erano di idee diverse: alcuni erano sadducei e altri farisei. Perciò esclamò dinanzi a loro: "Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei e mi vogliono condannare perché spero nella risurrezione dei morti".
[7] Queste parole di Paolo fecero scoppiare un contrasto tra i farisei e i sadducei, e l' assemblea si trovò divisa.
[8] I sadducei infatti dicono che i morti non risorgono e che non esistono né angeli né spiriti. I farisei invece credono a tutte queste cose.
[9] Ci fu dunque una grande confusione. Poi alcuni maestri della Legge appartenenti al partito dei farisei si alzarono e protestarono: "Noi non troviamo nulla di male in quest' uomo. Non potrebbe darsi che uno spirito o un angelo gli abbia parlato?".
[10] A questo punto il contrasto si fece tanto forte che il comandante ordinò ai soldati di scendere nell' assemblea per portare via Paolo e ricondurlo in fortezza. Temeva infatti che Paolo venisse fatto a pezzi.
[11] La notte seguente il Signore apparve a Paolo e gli disse: "Coraggio! Tu sei stato mio testimone a Gerusalemme: dovrai essere mio testimone anche a Roma".
[12] La mattina dopo, alcuni Ebrei si riunirono per organizzare una congiura contro Paolo, e giurarono di non toccare né cibo né bevanda fino a quando non lo avessero ucciso.
[13] Quelli che avevano partecipato a questa congiura erano più di quaranta.
[14] Essi andarono dai capi dei sacerdoti e dai capi del popolo e dissero: "Noi ci siamo impegnati con solenne giuramento a non mangiare nulla finché non avremo ucciso Paolo.
[15] Voi dunque, d' accordo con il tribunale ebraico, dite al comandante di portarvi qui Paolo. Il pretesto potrebbe essere questo: che voi volete esaminare un po' meglio il suo caso. Noi intanto ci terremo pronti a ucciderlo prima che egli arrivi qui".
[16] Ma un nipote di Paolo venne a sapere qualcosa di questa congiura. Perciò andò alla fortezza, entrò e informò Paolo.
[17] Allora Paolo chiamò uno degli ufficiali e gli disse: - Accompagna questo ragazzo dal comandante; egli ha qualcosa da dirgli.
[18] L' ufficiale lo prese con sé, lo portò dal comandante e gli disse: - Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha pregato di accompagnare da te questo giovane perché ha qualcosa da dirti.
[19] Il comandante prese per mano quel giovane, si ritirò in disparte e gli domandò: - Che cosa hai da dirmi?
[20] Egli rispose: - Gli Ebrei, tutti d' accordo, ti domanderanno di condurre Paolo domani davanti al loro tribunale con il pretesto di esaminare più accuratamente il suo caso.
[21] Tu però non crederci perché ci sono più di quaranta Ebrei che stanno preparando un tranello a Paolo. Essi hanno giurato di non mangiare né bere prima di averlo ucciso. E ora sono già pronti, in attesa che tu lo faccia uscire dalla fortezza.
[22] Allora il comandante gli raccomandò: - Non raccontare a nessuno le cose che mi hai detto! Poi lo lasciò andare.
[23] Il comandante fece chiamare due ufficiali e disse loro: "Tenete pronti per stasera alle nove duecento soldati, settanta cavalieri e duecento uomini armati di lance: dovranno andare fino a Cesarèa.
[24] Preparate anche alcuni cavalli per trasportare Paolo: egli deve arrivare sano e salvo dal governatore Felice".
[25] Poi scrisse anche una lettera che press' a poco diceva:
[26] "Claudio Lisia saluta Sua Eccellenza il governatore Felice.
[27] Quest' uomo che io ti mando, lo hanno arrestato gli Ebrei. Stavano per ammazzarlo, quando intervenni con le mie guardie. Venni a sapere che era cittadino romano e lo liberai.
[28] Volendo sapere perché gli Ebrei lo accusavano lo condussi davanti al loro tribunale.
[29] Ho potuto stabilire che contro quest' uomo non c' erano accuse degne di morte o di prigione: si trattava solo di questioni che riguardano la loro Legge.
[30] Tuttavia sono venuto a sapere che gli Ebrei stavano preparando una congiura contro di lui: perciò te l' ho mandato subito. Nello stesso tempo faccio sapere a quelli che lo accusano che devono rivolgersi a te".
[31] Con questi ordini, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte fino alla città di Antipàtride.
[32] Il giorno dopo lasciarono partire con lui soltanto i cavalieri. Gli altri tornarono alla fortezza.
[33] I cavalieri arrivarono a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono anche Paolo.
[34] Il governatore lesse la lettera e domandò a Paolo in quale provincia era nato. Paolo gli rispose: - Sono originario della Cilicia.
[35] Allora Felice disse: - Ti ascolterò quando saranno qui anche quelli che ti accusano. Poi comandò di rinchiudere Paolo nel palazzo di Erode.