< Atti 21

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[1] Venne poi il momento di separarci da loro e partimmo con la nave. Andammo direttamente fino a Cos; il giorno dopo a Rodi e infine a Pàtara.
[2] Qui trovammo una nave che faceva la traversata verso la Fenicia: vi salimmo e prendemmo il largo.
[3] Giunti in vista dell' isola di Cipro, la lasciammo sulla sinistra e puntammo verso la regione della Siria. Quindi arrivammo nella città di Tiro, dove si doveva lasciare a terra il carico della nave.
[4] Visitammo i discepoli di questa città e restammo con loro una settimana. Per suggerimento dello Spirito, essi dicevano a Paolo di non salire a Gerusalemme.
[5] Ma quando furono passati quei giorni partimmo. Tutta la comunità, comprese le donne e i bambini, ci accompagnò, finché arrivammo fuori città. Qui ci mettemmo in ginocchio sulla spiaggia a pregare.
[6] Poi ci salutammo a vicenda: noi salimmo sulla nave, ed essi ritornarono alle loro case.
[7] Dalla città di Tiro andammo a Tolemàide, e così si concluse il nostro viaggio per mare. Andammo a salutare i cristiani della città di Tolemàide, restando con loro un giorno.
[8] Il giorno dopo partimmo di nuovo per raggiungere Cesarèa. Là ci ospitò l' evangelista Filippo
[9] che era uno dei sette diaconi. Egli aveva quattro figlie non sposate, che avevano il dono della profezia.
[10] Eravamo a Cesarèa da parecchi giorni, quando giunse nella regione della Giudea un certo Agabo, profeta.
[11] Egli venne a farci visita. A un certo punto, prese la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani, poi disse: "Ecco che cosa dice lo Spirito Santo: l' uomo al quale appartiene questa cintura sarà legato in questa maniera dagli Ebrei a Gerusalemme e sarà consegnato in mano ai pagani".
[12] Sentendo queste parole, noi e gli altri presenti pregammo Paolo di non andare a Gerusalemme.
[13] Ma Paolo ci rispose: "Perché piangete e cercate di togliermi il coraggio? Io sono pronto ad affrontare in Gerusalemme non solo la prigione ma anche la morte per amore del Signore Gesù".
[14] Visto che Paolo non si lasciava convincere, noi, rassegnati, dicemmo: "Sia fatta la volontà del Signore".
[15] Alcuni giorni più tardi, ci preparammo per il viaggio e si partì per Gerusalemme.
[16] Vennero con noi anche alcuni cristiani di Cesarèa: essi ci condussero da un certo Mnasòne, presso il quale trovammo alloggio. Egli era nativo di Cipro, ed era stato uno dei primi a diventare cristiano.
[17] Appena arrivati a Gerusalemme, i cristiani ci accolsero con gioia.
[18] Il giorno dopo, Paolo venne con noi da Giacomo, e trovammo uniti tutti i responsabili della comunità.
[19] Paolo li salutò e poi riferì loro, ad una ad una, tutte le cose che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo del servizio da lui svolto.
[20] I responsabili lo ascoltarono e ringraziarono Dio. Poi dissero a Paolo: "Tu vedi, fratello, quante migliaia di Ebrei sono diventati cristiani e tu sai che tutti sono rimasti molto attaccati alla legge di Mosè.
[21] Ebbene, essi hanno sentito dire che tu insegni a tutti gli Ebrei che vivono tra i pagani di abbandonare la legge di Mosè, dici di non circoncidere più i figli e di non seguire più le tradizioni ebraiche.
[22] Ora che cosa accadrà, quando gli Ebrei di questa città verranno a sapere che sei arrivato?
[23] "Fa' quello che ti suggeriamo: ci sono tra di noi quattro uomini che hanno fatto il voto di non bere vino e di non tagliarsi i capelli per un po' di tempo.
[24] Va' al Tempio con loro e partecipa anche tu alla cerimonia della purificazione. Poi paga per loro le spese per i sacrifici che sciolgono dal voto. Così tutti capiranno che non c' è nulla di vero nelle informazioni ricevute riguardo a te, e che tu invece vivi in modo conforme alla legge di Mosè.
[25] "Ai pagani che sono diventati cristiani noi abbiamo fatto conoscere per lettera le nostre decisioni: essi non devono mangiare la carne di animali sacrificati agli idoli; non devono mangiare il sangue o la carne di animali morti per soffocamento; infine devono astenersi dai disordini sessuali".
[26] Paolo prese con sé quei quattro uomini e con loro, il giorno seguente, partecipò al rito della purificazione. Poi entrò nel Tempio per far sapere ai sacerdoti quando scadeva il loro voto: per quel giorno infatti ciascuno di loro doveva offrire il sacrificio.
[27] Stavano ormai per finire i sette giorni, quando gli Ebrei della provincia dell' Asia videro Paolo nel Tempio. Eccitarono la folla contro di lui e riuscirono a prenderlo.
[28] Gridavano: "Uomini d' Israele, venite ad aiutarci! Questo è l' uomo che va predicando a tutti e dappertutto contro il popolo d' Israele, contro la legge di Mosè e contro il tempio di Dio. Adesso, per di più, ha fatto entrare alcuni non Ebrei nel Tempio e così ha profanato questo luogo santo".
[29] Poco prima infatti essi avevano visto Paolo in giro per la città in compagnia di Tròfimo, nativo di Efeso, e pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel Tempio.
[30] Allora in tutta la città ci fu grande agitazione e il popolo accorse da ogni parte. Presero Paolo e lo trascinarono fuori del Tempio. Poi chiusero subito le porte del Tempio.
[31] La gente stava cercando di ucciderlo, ma qualcuno salì in fretta dal comandante romano e gli disse: "Tutta Gerusalemme è in agitazione".
[32] Subito il comandante prese con sé alcuni soldati e ufficiali e si precipitò verso la folla. Vedendo il comandante e i soldati, gli Ebrei smisero di picchiare Paolo.
[33] Allora il comandante si avvicinò, e arrestò Paolo e lo fece legare con due catene. Intanto chiedeva alla gente: "Chi è costui? Che cosa ha fatto?".
[34] Ma in mezzo alla folla chi gridava una cosa, chi un' altra. Non potendo conoscere con sicurezza quel che era accaduto, a causa della confusione, il comandante ordinò di condurre Paolo nella fortezza.
[35] Quando arrivarono ai gradini della fortezza, la folla premeva con tale violenza che i soldati dovettero prendere Paolo sulle spalle.
[36] Una gran massa di popolo infatti veniva dietro e gridava: "A morte!".
[37] Mentre lo portavano nella fortezza, Paolo disse al comandante dei soldati: - Posso dirti una cosa? Il comandante allora gli disse: - Come, tu sai parlare in greco?
[38] Non sei tu, dunque, quell' Egiziano che recentemente ha provocato una rivolta e ha condotto nel deserto quattromila briganti?
[39] Paolo rispose: - Io sono un Ebreo nato a Tarso, una città abbastanza importante della Cilicia. Ti prego, permettimi di parlare al popolo.
[40] Il comandante acconsentì. Allora Paolo in piedi, dall' alto della scala, con un cenno della mano invitò la folla a tacere. Ottenuto il silenzio Paolo cominciò a parlare loro in ebraico così: